Wikileaks sulla Calabria: “può essere salvata?”
Anche sulla Calabria, arrivano le rivelazioni di Wikileaks, l’organizzazione internazionale senza scopo di lucro che riceve in modo anonimo, grazie a un contenitore protetto da un potente sistema di cifratura, documenti coperti da segreto e poi li pubblica sul proprio sito web.
WikiLeaks, il sito web curato da giornalisti, attivisti, scienziati parla anche della Calabria. Secondo le ultime rivelazioni di Wikileaks infatti, nel dispaccio intitolato «La Calabria può essere salvata?», si riporta un viaggio del console americano e del suo staff nel novembre del 2008 «in tutte le cinque province calabresi». La prima notte, fu spesa «nel caotico capoluogo, Catanzaro», dove J. Patrick Truhn aveva in programma un incontro con il presidente della Regione. «Dopo aver declinato ripetutamente la nostra richiesta per un appuntamento durante l’anno, Loiero alla fine ci ha ricevuto», è il resoconto del diplomatico, parlando con il quale Loiero «si è lamentato della cattiva immagine della regione e ha evidenziato che la criminalità organizzata, i mercati relativamente inaccessibili e le povere infrastrutture si fondono per scoraggiare gli investimenti nella regione».
Tuttavia Loiero non «è stato in grado di fornire alcuna soluzione» alternativa «piuttosto che un’idea per rendere i prestiti a basso tasso di interesse disponibili, grazie ai fondi strutturali dell’Ue, per le piccole e medie imprese». E, quando il console generale gli ha chiesto se la Sicilia, «dove i cittadini e le associazioni industriali si sono uniti all’applicazione della legge opponendosi attivamente alla criminalità organizzata, potrebbe servire da modello», Loiero ha risposto così: «Siamo noi la vera isola».
Sempre Wikileaks rivela inoltre di religiosi sotto scorta per la loro lotta al crimine organizzato, così come giornalisti o lo stesso Roberto Saviano: a questi contatti si sono rivolti i diplomatici americani basati a Napoli per affrontare il tema del “crimine organizzato” in Italia. Tra i contatti del console generale nel capoluogo partenepeo, si evince dai file pubblicati da Wikileaks, figurano i ‘sotto scortà Roberto Saviano, il giornalista Lirio Abbate, padre Luigi Merola e il vescovo Michele Pennisi. Numerosi poi gli incontri con i magistrati, da Antonio Ingroia a Francesco Messineo, e i prefetti di Reggio Calabria e Messina.
Per quanto riguarda il ponte sullo Stretto infine, si parla della mafia come uno “tra i principali beneficiari” della costruzione del ponte di Messina, che comunque “servirà a poco senza massicci investimenti in strade e ferrovie” in Sicilia e Calabria.
I politici italiani? “Fanno poco” nella lotta al crimine organizzato, mentre la Chiesa cattolica deve “cooperare di più”; è quanto emerge ancora dall’analisi del diplomatico americano J. Patrick Truhn, console generale a Napoli, contenuta in cinque dispacci datati tra il 2008 e il 2009 e pubblicati da Wikileaks. Il diplomatico americano cita anche Roberto Saviano che dice agli Usa: contro la mafia c’è “scarso impegno a livello nazionale”.
In quello più recente, del 15 giugno 2009, Truhn analizza la situazione in Sicilia, dopo lo scontro politico tra Raffaele Lombardo e “il partito del premier Silvio Berlusconi”, e l’incertezza politica che tra le altre cose ha “bloccato una operazione americana per la trivellazione del gas e minaccia di rinviare un importante sistema di comunicazione satellitare della Marina statunitense”. Il principale beneficiario del ponte sullo Stretto “potrebbe essere” quindi la mafia, di entrambe le sponde, “semmai verrà costruito”, e comunque “servirà a poco senza massicci investimenti in strade e infrastrutture in Sicilia e Calabria”.
Il paragrafo è intitolato, forse con involontaria ironia, “The Bridge to More Organized Crime” (Il ponte per un crimine più organizzato). In un altro dispaccio del giugno 2008, il console Usa scrive che “anche se le associazioni imprenditoriali, i gruppi di cittadini e la Chiesa, almeno in alcune aree, stanno dimostrando promettente impegno nella lotta alla criminalità organizzata, lo stesso non si può dire dei politici italiani, in particolare a livello nazionale”. La Chiesa cattolica poi viene “spesso criticata per non assumere” forti pubbliche posizioni contro il crimine organizzato, quei “pochi preti che lo fanno” finiscono sotto scorta, quindi “Washington potrebbe considerare” di cercare una “maggiore cooperazione” con il Vaticano.
tratto da Il Quotidiano della Calabria
Per chi non lo avesse ancora capito, siamo nel pieno della rivoluzione della cooperazione di massa. Il concetto di “Organizzare il coraggio” è attuale vicino alla sua piena realizzazione. Ciò che manca è solo IL punto di ritrovo per tutti, il “luogo” dove coordinarsi, il punto di riferimento per magistrati, politici, imprenditori, cittadini e chiunque abbia realmente a cuore le sorti del Paese. Sarà difficile, ma è possibile!
Ce la possiamo fare! 🙂
Un abbraccio!