Comunicato Stampa degli amici di Pino Masciari: Solidarietà a Roberto Saviano – Blog degli Amici di Pino Masciari

Comunicato Stampa degli amici di Pino Masciari: Solidarietà a Roberto Saviano

Commenti

  1. Michele ha detto:

    Il fatto che chi dice la verita’ in nome della giustizia debba andarsene e coloro i quali sono denunciati restino… riempe di dispiacere, specialmente chi come me ha lasciato l’Italia sperando un giorno di tornarci e ritrovarla migliore di come l’aveva lasciata. Ovunque vadano i tutti i coraggiosi Saviano o Masciari del caso avranno la nostra stima e il nostro supporto. Sempre.

  2. Angela ha detto:

    se lo stato nn riesce a stare vicino a chi denuncia
    io penso che dovrebbe farlo almeno la società civile…
    vi siamo vicini Pino e Roberto
    Angela

  3. Rosa ha detto:

    Ciao a tutti!

    Ho finalmente trovato qualche minuto per inviare ai miei contatti e-mail una “catena” con la storia di Pino Masciari. Naturalmente ho aggiunto che non si tratta di un’eccezione, ma della regola e oltre all’indirizzo di questo sito internet, ho aggiunto l’indirizzo internet di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”. Non so se la catena girerà, ma forse qualcun altro si interesserà a questi problemi, e naturalmente più siamo e meglio è!
    Ora come ora internet è il mezzo più potente a mia disposizione per sostenere coloro che combattono contro la criminalità organizzata, quindi lo uso! Spero di riuscire a sensibilizzare qualcuno, perchè è proprio ora di finirla di considerare gli immigrati un problema mentre le organizzazioni criminali ITALIANE insieme a politici collusi fanno dell’Italia ciò che vogliono!

    Sono d’accordo con Angela..se lo Stato abbandona, allora deve esserci la società civile!

    E intanto ancora una volta ribadisco la mia vicinanza a tutti i Saviano e i Masciari d’Italia!

    Rosa

  4. giuseppe scano ha detto:

    si protegge saviano perchè troppo in vista e si lascia nella …. pino masciari che rischia come lui .
    Inoltre segnalo il caso di un pentito che ha denunciato quella che molti chiamano la banda dela magliana sarda e per avere protezione è costretto a farsi arrestare

    dala nuova sardegna del 17\10\2008

    Oristano. E’ testimone a un processo e vuole essere protetto: inscena
    un furto e si consegna
    Teme una vendetta, si fa arrestare
    Autodenuncia di un ex pentito della banda di Is Mirrionis

    ORISTANO. Meglio il carcere che testimoniare da ex pentito in un’aula
    giudiziaria senza nessuna protezione. Così il cagliaritano Carlo
    Dessì, 54 anni, un nome che riporta agli anni in cui nel capoluogo
    dominava la banda di Is Mirrionis l’altra sera ha preferito farsi
    arrestare dando vita a una sorta di sceneggiata: ha rubato un furgone
    nel cuore della città di Eleonora, poi ha raggiunto la questura e si è
    autodenunciato. Ci aveva provato anche poco prima, confessando un
    furto (900 euro) messo a segno nel Lazio. Ma non è stato creduto. Così
    ha optato per il furgone. Dessì mercoledì prossimo deve presentarsi a
    un processo in tribunale a Cagliari: adesso spera di andarci con la
    scorta.
    Dove dovrà presentarsi la mattina di mercoledì 22 in veste di
    testimone in un processo già fissato. Processo al quale voleva andare
    solo se scortato dalla polizia penitenziaria. Con buona ragione,
    tenuto conto che il protagonista di questo episodio un po’ kafkiano è
    Carlo Dessì, 54 anni, cagliaritano doc, malavitoso di lungo corso e
    forse uno dei pentiti della prima ora. Un uomo, insomma, sul quale
    vorrebbero mettere le mani in tanti. E non certo per accarezzargli il
    viso.
    Infatti, nei suoi confronti esiste probabilmente una vera e propria
    condanna a morte, emessa da qualcuno di quei boss che Carlo Dessì ha
    volutamente tradito, dopo averne condiviso i crimini. Forse anche
    quelli peggiori, mai confessati ovviamente, che dopo anni e anni di
    indagini fece finire in Corte d’assise pezzi da novanta e semplici
    gregari di quella organizzazione malavitosa conosciuta come la “banda
    di Is Mirrionis”, capeggiata dal sanguinario Mario Tidu, che per lungo
    tempo e impunemente terrorizzò Cagliari e dintorni, lasciandosi dietro
    attentati dinamitardi (arrivarono persino a far esplodere la dinamite
    davanti all’ingresso del commissariato di Sant’Avendrace, allora posto
    in via Abruzzi), sparatorie in puro stile western nelle strade del
    quartiere San Michele e un bel po’ di morti ammazzati.
    Banda che fu sgominata all’alba di un giorno d’inverno di fine ’92,
    quando un esercito fra poliziotti e carabinieri, coordinati
    dall’attuale questore di Grosseto, Maria Rosaria Maiorino, cinse
    d’assedio i quartieri di Is Mirrionis e San Michele per eseguire gli
    ordini d’arresto firmati in buona parte dal sostituto procuratore
    Mario Marchetti.
    Ebbene, fra la cinquantina di persone – comprese molte donne – che
    finirono in carcere (in parte a Buoncammino, in parte a Oristano e
    altri a Sassari) c’era anche lui, Carlo Dessì, che forse aveva già
    mosso i primi passi verso la più sicura oasi del collaboratore di
    giustizia.
    Ovviamente dopo arrivarono i processi. E nel corso di quello di primo
    grado, davanti alla Corte d’assise, nell’aula del “palazzaccio”
    cagliaritano fece capolino, seppure con una toccata e fuga, anche un
    vero boss, di quelli con la “B” maiuscola. Vale a dire Gaetano Iannì,
    “don Tano” per amici e picciotti, riconosciuto capo della Stidda, una
    costola della mafia siciliana entrata in guerra aperta con Cosa
    Nostra.
    Cosa c’entrava Tano Iannì, che a cavallo dei fine anni Ottanta e i
    primi anni Novanta viveva da libero vigilato in quel di Carbonia (con
    tutto il suo clan, formato da gente dal grilletto facile)? Lo raccontò
    lui stesso ai giudici – dopo aver indossato i larghi panni del
    pentito, che ancor’oggi indossa insieme ai due figli che aveva
    utilizzato in più azioni criminose – sostenendo che Mario Tidu e il
    suo braccio destro Elio Melis, soprannominato Sa Niedda, avevano
    contattato il clan dei siciliani per ottenere da loro droga in cambio
    di armi o viceversa. Per concludere questa sorta di excursus criminale
    va ricordato che il processo alla “banda di Is Mirrionis” si concluse
    con la distribuzione di diversi ergastoli e centinaia d’anni di
    reclusione, confermati poi, nel tempo, in Assise e in Cassazione. E
    tra i condannati, a una pena tutto sommato mite, c’era anche lui,
    questo Carlo Dessì protagonista dell’episodio oristanese, che per un
    certo periodo era entrato nel cosiddetto programma di protezione,
    messo in piedi giusto per tutelare i pentiti. Ma evidentemente la
    protezione è stata breve. Già, perché Carlo Dessì, con un suo amico di
    gioventù e di pentimento, Paolo Santona, morto poco tempo fa, si mise
    nei guai durante le indagini sul sequestro di Silvia Melis con un
    maldestro tentativo di calunnia ai danni del magistrato Mario
    Marchetti, che a loro dire – ma poi ritrattarono tutto – li assoldò
    per incastrare con una presunta storia di droga l’allora editore Niki
    Grauso.
    Poi, negli ultimi anni, Carlo Dessì ha finito con il vivere da
    barbone, girovagando per l’Italia, tenendosi però ben lontano da
    Cagliari. Chissà perché?

  5. Enzo ha detto:

    oggi maroni ha detto che Saviano è un simbolo e non il simbolo. aggiungendo “siamo noi la lotta alla criminalità organizzata”.
    Brancoliamo nel buio se continuiamo a confondere gli uomini con i simboli e le persone con i personaggi.
    E’ questa la lotta alla criminalità organizzata?

  6. Rosa ha detto:

    Maroni qualche tempo fa quando c’è stata la retata a Castelvolturno e ha inviato lì l’esercito ha detto anche che questa è la dimostrazione che lo Stato c’e! A voi sembra una dimostrazione della presenza dello Stato? Io ho avuto voglia di scendere a Roma a insultarlo!

    Volevo anche dire una cosa su Saviano: è vero che lui ha la scorta perchè è noto e altri no e questo è vergognoso! Ma siamo sicuri che sia una vera protezione da parte dello Stato? Non fraintendetemi, non voglio dire che la scorta non serva, stavo solo riflettendo su una cosa: Saviano ha la scorta, ma avevano progettato un attentato contro di lui; Falcone e Borsellino avevano una scorta, ma li hanno fatti saltare in aria..se voi aveste paura dello Stato organizzereste attentati contro chi è protetto dallo Stato?

    Ieri ho visto un pezzo di Matrix, una puntata su Saviano. Hanno fatto un’intervista ad un ragazzo di Casal di Principe chiedendogli cosa ne pensasse di Saviano e questo ha risposto: è uno che non si fa i cazzi suoi!
    Secondo me il problema è questo atteggiamento! Scorta o non scorta..

  7. Indiano1983 ha detto:

    Meglio tardi che mai..

    http://indiano1983.blogspot.com/2008/10/la-calabria-che-c-ma-che-non-si-vuole.html

    qui è possibile leggere il mio racconto della mia esperienza in Calabria, a Catanzaro con Pino e altri splendidi Amici, del precedente fine settimana.

    A presto

    Indiano

  8. giuseppe scano ha detto:

    concordo con te rosa . la vera lotta ala mafia dovrebbe partire dall’educazione ala legalità , inserita nell’ora di educazione civica . Quando lo impareranno forse dopo un’altra capaci e via d’amelio con l’aggiunta di persone che non siano magistrati o o uomini di scorta

  9. giuseppe scano ha detto:

    scuisate il sarcasmo del post precedente

  10. Rosa ha detto:

    Anche in Trentino hanno sgominato una cellula mafiosa facente capo alla Sacra Corona Unita. Solita storia: boss della Sacra Corona Unita sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno in un paesino sul lago di Garda, assunzione fasulla in un bar, spaccio di droga..da verificare riciclaggio di denaro sporco..
    Ora è da vedere come andrà il processo..speriamo che comunque una tale notizia dia la sveglia anche da queste parti, visto che qui la guardia è molto bassa e si pensa ancora di vivere in una specie di isola felice protetta da chissà quale scudo contro influenze esterne!
    Fatto gravissimo..ma le forze dell’ordine sono intervenute in tempo stavolta! Speriamo bene!