La ’ndrangheta e gli affari del fotovoltaico
Fonte: Gazzetta di Modena – In quei cantieri tutto sembrava filare liscio. I lavori per costruire gli impianti fotovoltaici nelle scuole Galilei-Luosi di Mirandola e Calvi-Morandi di Finale Emilia, erano cominciati senza intoppi.
Nessuno sospettava della ditta venuta da Brescia, la G.R., che in subappalto era stata incaricata di posare i pannelli solari. Eppure qualcuno la osservava da vicino, da molto vicino. Il motivo è nelle informative della Dia di Milano in cui si legge che la G.R. è riconducibile “a soggetti vicini alla criminalità organizzata”. E collegata alla società Ig Impianti Elettrici e Teconologici srl. per la quale la Prefettura di Brescia nel maggio 2011 ha emesso “informativa supplementare atipica”, ossia un documento con cui si mette in allerta i committenti sul pericolo che una certa ditta possa essere portatrice di interessi mafiosi.
Ma le due ditte bresciane di chi sono veramente? Di Giuseppe Iorianni, imprenditore calabrese residente da anni nel bresciano, condannato a febbraio 2012 per usura a due anni e 8 mesi. Una sentenza che ha fatto emettere alla Prefettura di Brescia una seconda informativa antimafia, questa volta per la G.R. impegnata nei cantieri del fotovoltaico modenese. A fare da schermo sarebbe la figlia che si è intestata le quote della G.R. Ma per gli investigatori non ci sono dubbi: e’ Iorianni padre il titolare di fatto della ditta impegnata nella mesa in posa dei pannelli solari. Un appalto da oltre 4 milioni di euro vinto dal consorzio di imprese guidato dalla società “Riese” di Rio Saliceto. Che a sua volta aveva chiesto al committente, in questo caso la Provincia di Modena, l’autorizzazione per affidare un subappalto del valore di 140 mila euro. Al di sotto della soglia oltre la quale diventa obbligatorio la certificazione antimafia. Ma i dirigenti della Provincia hanno voluto approfondire ugualmente. E a ottobre scorso ha chiesto informazioni a Brescia, applicando così il protocollo volontario sottoscritto assieme ad altri comuni della provincia. La risposta dalla Prefettura lombarda si è fatta attendere, ha raggiunto Modena solo a fine febbraio e parla chiaro: la ditta è in odore di ‘ndrangheta. Nel frattempo i lavori erano iniziati. Ma il documento riservato inviato dalla Prefettura ha permesso alla Provincia di revocare l’autorizzazione del subappalto concesso alla ditta di Iorianni e di sospendere i lavori. Che sono ricominciati e ora saranno completati direttamente dalla capogruppo “Riese”.
Si è conclusa a marzo 2012 una vicenda iniziata a ottobre scorso. Lungaggini che azzoppano la prevenzione antimafia. E hanno permesso alla ditta vicina ai clan di lavorare cinque mesi in quei cantieri, nonostante la scrupolosa azione del committente pubblico, che ha chiesto informazioni supplementari alla Prefettura, anche se non obbligato dalla legge.
I clan non stanno a guardare sul territorio modenese. I lavori, i subappalti, le forniture da proporre a prezzi concorrenziali. Di certo nel modenese gli affari per le cosche nel ciclo del cemento non mancano. E i dati, che la Gazzetta è in grado di rivelare, relativi all’attività di prevenzione portata avanti dal gruppo Interforze della Prefettura, parlano chiaro. Nel 2011 sono stati emessi 10 provvedimenti contrari al rilascio del certificato antimafia. E nel 2012 le verifiche proseguono. Sono dati che mappano la presenza economica delle organizzazioni mafiose, che tramite imprenditori di fiducia mirano ad accaparrarsi i subappalti.
E poi c’è una vicenda che parte da Reggio Emilia e tocca da vicino Sassuolo. Si tratta dei lavori di un tratto della Pedemontana, la Strada provinciale 467. L’appalto è stato vinto dalla Bacchi Spa di Boretto, vicina alla Lega nord, già nei guai per le escavazioni abusive nel Po e finita nel mirino della Prefettura reggiana che nel 2011 ha emanato nei confronti della società un’interdittiva antimafia, bloccando i lavori nei cantieri della tangenziale di Novellara, un appalto vinto da Bacchi. Da quegli accertamenti eseguiti dagli investigatori della Dia di Firenze, sono partiti ulteriori verifiche nei cantieri dove era impegnata la Spa di Boretto. I segugi dell’Antimafia sono arrivati così nel cantiere di Sassuolo, dove “sono stati riscontrati delle irregolarità”, si legge nella relazione della Dia. Elementi degni di approfondimento. L’opera in corso di realizzazione era la rotatoria di via Regina Pacis, l’appalto della Provincia da 1 milione e 590 mila euro, i subappalti registrati erano stati concessi alla Flli. Baraldi di San Prospero. La rotatoria è stata inaugurata a maggio 2011, circa due mesi dopo il sopralluogo degli investigatori fiorentini. Non si conosce l’esito di quegli accertamenti. Intanto Bacchi combatte a suon di ricorsi contro la Prefettura di Reggio. Il Tar dovrà decidere se annullare o confermare il provvedimento prefettizio.