Gian Carlo Caselli al Festival dell’Economia. Il commento di Pino Masciari – Blog degli Amici di Pino Masciari

Gian Carlo Caselli al Festival dell’Economia. Il commento di Pino Masciari

Commenti

  1. Ettore Ferrero... ha detto:

    Caro Pino Masciari,
    Caro Dottor. Gian Carlo Caselli, Procuratore Capo di Torino,

    La realtà è nei fatti.
    Con il terrorismo non si giunge a patti,diventa,pertanto,un corpo estraneo,che non dovrebbe avere nessun tipo di correlazione con i partiti politici, nè,ovviamente, con l’imprenditoria. Perchè il terrorista è orientato principalmente da concetti ideologici. Quindi,lo Stato diventa nel suo complesso un nemico da abbattere. Tant’è,infatti,che il terrorismo fomenta questa ideologia verso tutti gli strati sociali dell’Istituzione. E’nemico del Potere. Anche,dei Poteri forti dello Stato. Si pensi,ad esempio,ai sequestri di persona verso rinomati industriali del Nord Italia, come i Gancia. E’nemico di tutto ciò, che rappresenta lo Stato.”La Rivoluzione non si processa”,dicevano i terroristi degli “Anni di piombo”.Tant’è, che il processo del secolo, che ha caratterizzato quegli anni,e successivamente la classe politica che con esso si è dissolta,rivolto al Processo della frangia politica della Dc con il sequestro del Presidente,On.Aldo Moro,ha fatto sì che si smaterializzasse il contenuto politico rinnovatore del ” Compromesso storico” inviso,addirittura, a livello internazionale:Usa,Urss,Israele nettamente contrari alla Sua realizzazione. Il cittadino italiano,in un primo momento, non volle stare ” Nè con le Br, nè con lo Stato”.Dopo l’omicidio Moro la svolta.
    Per le mafie,invece,ci possono essere delle analogie. Perchè hanno bisogno per il proprio realizzarsi dei loro progetti di individui,imprenditori o politici, che li rappresentano. Senza pensare alle conseguenze peggiori, che l’organizzazione criminale di stampo mafioso ha in serbo per loro. Imprenditori, che perdono la propria Società, o politici che diventano collusi con la mafia. Ecco,la mafia,pertanto,ha bisogno di persone del genere,e non di uomini delle Istituzioni,come il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa,del Dottor.Giovanni Falcone, del Dottor.Paolo Borsellino,del Dottor.Rocco Chinnici, parchè rappresentano un pericolo vivente. Sono l’esatta configurazione di Servitori dello Stato, che lo Stato mette a disposizione per fronteggiare l’entità mafiosa, ma che GRAZIE a pezzi delle Istituzioni deviate, non gli si garantisce la giusta ed esatta protezione per il realizzarsi dei loro progetti da porre in contrasto alla mafia. Es: Nel 1982, proprio il Generale Dalla Chiesa,Prefetto di Palermo, richiede espressamente al ” Ministro delle Finanze,Rino Formica,e al Comandante delle Fiamme Gialle,Generale Nicola Chiari,” di stilare ” un rapporto riservatissimo elaborato dalla Guardia di Finanza che aveva compiuto indagini su 3.200 mafiosi palermitani, accertamenti patrimoniali su 2.000 imprese e società in odor di mafia”.Il risvolto dell’imprenditoria con la cointeressenza della mafia nei cosiddetti “business”.Il Generale Dalla Chiesa,che aveva contribuito in prima persona alla sconfitta del terrorismo brigatista, viene scelto come Prefetto a Palermo.Una realtà, che aveva osservato,studiato ed operato in ben due circostanze precedenti:da Capitano a Corleone e da Colonnello a Palermo.Il Prefetto Dalla Chiesa non solo nel pascolo palermitano aveva intenzione di rovistare,ma anche,in altre città della Sicilia, ossia città italiane più interessate dalla presenza mafiosa fuori dalla Sicilia ( credo ne avesse segnalate una decina).Voleva contenere, non certo debellare la mafia. Ed allora, è possibile che le ambizioni del Corleonese Totò Riina, fossero al tempo così enormemente volute – traffico di droga,la scalata gerarchica all’interno di Cosa nostra a Palermo,l’uccisione del Principe di Villagrazia,Stefano Bontade – da costringerlo in seno alla Cupola a voler eseguire la strage di Via Carini del 3 Settembre 1982, pur sapendo che lo Stato era dalla Sua parte?.
    Per il resto,l’ultima parte del discorso del Procuratore Capo, Dottor. Gian Carlo Caselli su Tangentopoli,si può tradurre come una continuità della Magistratura negli interessi della politica – il cosiddetto primato della politica -, che non devono essere scoperchiati,ossia corruzione continua pure. E soprattutto,anche a sinistra, la Magistratura NON deve interferire più con il mondo politico. Ad esempio:I processi ai politici collusi con la mafia e con la corruzione. Le complicità del terzo livello con i fatti interni allo Stato… L’obbligatorietà dell’azione penale, ma anche, e soprattutto, il consenso popolare, affinché le più Alte cariche dello Stato NON vengano processate ( 12 – 13 Giugno 2011).